Massima giurisprudenziale
«In tema di prova civile, l’indagine volta a stabilire se una dichiarazione della parte costituisca o meno confessione, cioè ammissione di fatti sfavorevoli al dichiarante e favorevoli all’altra parte, si risolve in un apprezzamento di fatto non censurabile in sede di legittimità se fondato su di una motivazione immune da vizi logici.»
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La Corte di Cassazione ha ribadito che la qualificazione di una dichiarazione come confessione rientra nell’apprezzamento di fatto del giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità, purché la motivazione sia esente da vizi logici. Nel caso specifico, la Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento di un dirigente, basandosi su controlli aziendali effettuati in violazione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori.